Il Codice Mastro

Impara ad affrontare ogni situazione in modo decisivo.

Non sempre quella che utilizzano "tutti" è la via migliore per raggiungere un obiettivo prestabilito.
Il risultato va costruito attraverso una strategia rinnovabile nel tempo e attraverso un processo che sarà influenzato dal tuo carattere, dalla tua capacità di interazione, dalla tua resilienza agli ostacoli.

Non è mai un problema di capacità, semmai è sempre e solo un problema di volontà.
E' un dato di fatto e convincerti di esso sarà il tuo primo obiettivo.

Accrescerai la tua consapevolezza dei tuoi punti di forza e dei tuoi limiti.
Con questa nuova autocoscienza velocizzerai i tuoi processi cognitivi esaltando doti che avevi dimenticato di possedere.

Finalmente avrai le carte in regola per vincere quella partita che fino ad oggi non pensavi nemmeno di poter giocare.

Tu sarai al centro del tuo progetto e il primo passo dipende solo da te.

Devi camminare in una strada che non è percorribile da tutti, quindi scordati la bacchetta magica, rimboccati le maniche e sincronizza i neuroni.

Devi essere totalmente collaborativo, indirizzabile ed un mostro di esecuzione.
Non devi avere alcun pregiudizio verso l'azione e la sperimentazione strategica.
Devi possedere una cultura del lavoro fuori del comune.

Devi impegnarti ogni giorno in quello che si rivelerà essere un sistema integrato di miglioramento delle prestazioni che cambierà per sempre il tuo modo di percepire e di affrontare i problemi presenti nel tuo cammino.

Un problema ben posto ha sempre una soluzione.

Il Codice Mastro è una raccolta di quei concetti fondamentali che mi hanno aiutato ad accrescere la mia percezione cognitiva. Non sono delle nozioni da prendere come dogmi di fede, piuttosto sono delle indicazioni per trovare una nuova consapevolezza nell'approcciare i problemi.

Perchè uso la parola approcciare invece di risolvere?
Soffermati qualche istante prima di andare avanti.
La risposta che leggerai è qualcosa che solo il tempo ti aiuterà a metabolizzare.
"Un problema si presenta sempre tale quando non abbiamo una precisa cognizione di esso."

Questa considerazione ti porta velocemente alla prossima domanda:
"Come faccio a capire se ho una precisa cognizione del problema che sto affrontando?"

Arrivare a fare a se stessi una simile domanda, è sicuramente una prova di umiltà. Una prova che potrebbe anche metterti a disagio se ti trovassi davanti ad altre persone. Non ti preoccupare, non è necessario mostrare questa condizione all'esterno.
Infatti, ora sei solo con te stesso e puoi facilmente mettere l'orgoglio da parte.

Trova, qui ed ora, la tua consapevolezza nel compiere questo primo passo.

Così ha inizio il tuo percorso introspettivo: un cammino pieno di curve non su una strada qualsiasi, ma sulla tua, su quella che, dopo ogni passo, i tuoi sensi saranno in grado di scorgere.
L'unica via capace di farti comprendere appieno il primo concetto fondamentale de Il Codice Mastro.

#1

Impara a conoscere il modo con cui affronti una situazione.

Riconosci i tuoi limiti percettivi, aggirali e acquista una piena consapevolezza della tua capacità cognitiva sulla situazione che stai affrontando.

Tempo stimato per la lettura: 13 minuti circa

Aggiornato il 21/09/2021

La percezione è essenzialmente una risposta emotiva, vedi il mondo secondo come ti senti.

Partendo da questo concetto ti sembrerà evidente come il tuo approccio al problema dipenda molto da come tu ti senta in quel momento.

Non ti sto dicendo di avere un approccio freddo.
Ti sto dicendo che le emozioni influiranno sulle tue capacità percettive.
E te lo dico, non per fartele eliminare, ma per farti ottenere un vantaggio decisivo.
Se sfrutti le tue emozioni perchè hai imparato a conoscere quando, come e perchè le provi, allora nessun algoritmo, nessuna macchina potrà mai affrontare un problema meglio di te.


L'esperienza limita la tua percezione.

E' pensiero comune che proprio grazie all'esperienza maturata si hanno più elementi per comprendere una situazione: un esperto avrà sempre più elementi per apprezzare un quadro rispetto ad un turista che lo guarda per la prima volta.

Quindi come è possibile che l'esperienza sia una limitazione?
Prova a trovare tu delle motivazioni.
Analizza prima tutte le parole insieme, poi singolarmente.
Mettile in discussione.
Giustificale.
Distogli lo sguardo dal testo e concediti qualche minuto con i tuoi pensieri.

Non hai idea di quanto mi piacerebbe ascoltare le tue riflessioni.
Il confronto dialettico, tra due menti aperte, è uno degli strumenti di crescita più efficaci.
Purtroppo, in questa sede, la cosa non è possibile e posso solo provare descriverti i miei pensieri.

Torniamo all'affermazione e analizziamola insieme.
Come avrai sicuramente ipotizzato, il problema non è nell'esperienza.
Il problema, semmai, è l'uso che puoi fare della tua esperienza a poter limitare, o no, la tua percezione.
In che modo?
Considera che l'esperienza contribuisce alla tua crescita.
Ti permette di raggiungere un nuovo livello di consapevolezza.
E poi?
Poi esaurisce il suo contributo.
Infatti, per salire ancora, avrai bisogno di fare ulteriore esperienza.
E spesso la nuova esperienza metterà in discussione o arriverà anche a confutare quella che avevi fatto in precedenza.
Questo perchè, nel tempo, le risposte cambieranno.

Che tipo di analisi abbiamo fatto?
Abbiamo estrapolato dei piccoli e semplici concetti da una affermazione.
Li abbiamo messi in ordine.
Li abbiamo descritti e preso coscienza di essi.
Per ora metti da parte questo modo di procedere (ti servirà più avanti) e approfondiamo l'analisi.

Ti sei mai soffermato ad analizzare il modo in cui l'esperienza influisce nelle tue scelte?
Forse sì, forse no.
In entrambi i casi, ora lo rifaremo per vedere dove possiamo arrivare insieme.
Il procedimento sarà semplice.
In una prima fase semplificheremo il più possibile.
Nella seconda, evolveremo il pensiero fino ad ottenere dei concetti applicabili a tutte le situazioni simili.

Si parte sempre "da noi", da te, da me.
Da come siamo fatti, da come ci poniamo di fronte alle cose, da come "funzioniamo".

Semplificando un po', possiamo affermare che il nostro cervello funziona principalmente per "associazioni automatiche": più ripetiamo una cosa, più, con il passare del tempo, ci verrà naturale pensarla e (quindi) farla.

Se, davanti ad una situazione già vissuta, avessi esperienza delle conseguenze di una tua scelta, sarai sempre in grado di decidere più velocemente cosa fare e cosa no.
Se sei consapevole che lo stai per commettere di nuovo, difficilmente farai lo stesso errore.
L'esperienza è li per ricordartelo.
L'esperienza è quell'archivio della tua memoria da cui il tuo cervello accede più facilmente e velocemente.

Ti bisbiglio una cosa all'orecchio: "Il cervello è felice quando sa fare qualcosa."
Perché? Semplice. Non deve perdere tempo a chiedersi come fare quella cosa.
E come dargli torto?
Dal suo punto di vista, ha così tante cose da valutare che, se una di esse la può fare velocemente, non perde tempo, la fa subito nel modo in cui la sa fare, poi passa alla successiva.

Torno all'esempio precedente: cosa succede quando un esperto che ha visto 100 volte un quadro lo vede ancora una volta?
Il cervello gli mostrerà una lista infinita di pensieri che ha già fatto in passato guardando quell'opera.
Lo inonderà di informazioni e di emozioni già provate.
E... gli suggerirà che non ci sono nuove domande a cui rispondere.
Farà di tutto per convincerlo: arriverà anche a regalargli un piccola dose di dopamina.

Dopamina?
Hai presente quel pizzico di euforia che ti prende quando hai l'intuizione giusta?
Sì, quello che hai, per esempio, quando incastri tutte le lettere e formi la parola che ti fa vincere il gioco.
Ecco si quello.
Quello è l'asso nella manica del tuo cervello.
La carta definitiva da giocare per non farti pensare ulteriormente a cose che un processo chimico ha giudicato - al posto tuo - come non rilevanti.
E' così che il cervello, attraverso l'esperienza, può trasformare il nostro esperto in un computer.
E per una macchina, guardare quel quadro, è come leggere la pagina di Wikipedia che lo descrive.

Pausa. Cosa?
Esatto, ti ho appena fatto notare che il cervello potrebbe non essere quell'aiuto che speravi di avere nelle tue scelte.
Anzi, più hai esperienza, più resisterà alla tua voglia di cercare soluzioni diverse, di esplorare nuove strade.
Capisci ora perchè, a volte, "l'ultimo arrivato", con un'idea completamente fuori dai canoni, trova una soluzione più efficace rispetto all'esperto?
I superficiali se lo spiegano facilmente: "Anche un orologio rotto segna l'ora esatta due volte al giorno".
Forse è così, ma non sempre.

Se l'esperienza di ieri si trasforma in un limite, non ti aiuterà a risolvere il problema di oggi.

Invece, se l'esperto decidesse di investire tempo ancora una volta su quel quadro, allora sarà sempre "dieci piassi avanti" rispetto al turista.
Il turista "può vincere" solo se l'esperto non si impegna.
Quindi l'esperto per non avere "il giorno del fesso", dovrà solo imparare a capire quando investire tempo in qualcosa e quando non gli servirà farlo.

Ora, pulisci i pensieri dalle domande e dalle obiezioni e ascolta la buona notizia.
Ovviamente non potrai mai prestare sempre la massima attenzione a tutto quello che fai.
Sarebbe impossibile.
L'obiettivo di queste parole è solo quello di farti diventare cosciente di questo processo, degli automatisti cerebrali.
Essere cosciente significa non esserne vittima.
Conoscere "come funzioni" non può che darti un vantaggio sulle tue scelte.
Come? Parti da una considerazione semplice.
Come fai ad accorgerti se il tuo cervello sta ragionando in modalità automatica?
Ti ricordi della Dopamina? Esatto. Quel pizzico di euforia sarai sempre in grado di sentirlo.
Sarà il tuo campanello di allarme. Una sorta di attivatore di coscienza.
Ti "svegli", valuti e sei tu a decidere se delegare all'automatismo cerebrale o se prendere in mano la situazione.

Spesso basta solo questo per essere sicuro di aver fatto una scelta cosciente, sfruttando al massimo le tue esperienze.


Il tuo cervello avrà sempre una risposta automatica ed emotiva a qualsiadi domanda.
Ora ne sei cosciente.
Sfrutta la cosa a tuo vantaggio.


Ma come si applica tutto questo nella realtà. Ti faccio un breve, semplice ma utilissimo esempio.
Ultimamente ti sarà sicuramente capitato di leggere una cosa simile.

"Ecco il test d'intelligenza più breve del mondo (solo 3 domande) creato da un professore del MIT, ma solo 1 persona su 6 ha risposto a tutte correttamente."

Analizziamo il testo come lo farebbe il tuo cervello:
"Ecco il test di intelligenza" - "Uff, un altro noiosissimo test..."
"più breve del mondo (solo 3 domande)" - "Wow, solo 3 domande, si può fare..."
"creato da un professore del MIT" - "Ah ok, mi posso fidare, non è il solito test di qualche scappato di casa..."
"ma solo 1 persona su 6 ha risposto a tutte correttamente" - "Mi stai sfidando? Sfida accettata, voglio sentirmi riconosciuto come cervello speciale!"

Stai sorridendo? Con la prossima frase, probabilmente smetterai di farlo.
Chi ha scritto quel testo ha appena sfruttato a suo vantaggio la tua risposta emotiva davanti ad una scelta. Una scelta che probabilmente non ti sei nemmeno accorto di dover fare.
Quale? Provo a bisbigliartela...
"E' così interessante quello che sto leggendo da farmi compiere un'azione?" (continuare a leggere, fare clic, etc...)
Qualsiasi sia la risposta, il problema reale stava proprio nell'essere consapevoli o no dell'esistenza di questa domanda.
Una domanda giudicata "inutile" dal cervello e quindi non degna della tua attenzione.
Bene, proviamo a vedere insieme se veramente era "inutile".
Per farlo, indaghiamo più a fondo. Facciamoci altre domande.
Come e perchè hai dato un certo peso alle quelle parole fino a spingerti a voler fare il test?
Perchè non ti sei chiesto che cosa si intendesse per Intelligenza?
Perchè l'essere "il più breve del mondo (solo 3 domande)" ti ha tolto gran parte della tua resistenza a farlo?
Perchè il leggere "creato da un professore del MIT" ti ha dato la scusa per definire il test come attendibile?
Hai controllato se fosse vero?

Visto che nel nostro processo automatico abbiamo giustificato e dato un certo peso alle parole, ora nel processo cosciente, mettiamole in discussione.
Per esempio, come può esistere un test capace di misurare l'intelligenza umana se esistono molti tipi di intelligenza.
Quoziente intellettivo di cosa? Quale tipo di intelligenza si vuole testare? C'è già un problema di semantica.
Inoltre, oggi, si tende a confondere l'intelligenza con le capacità matematiche o con le capacità associative. Sono due aspetti sicuramente importanti, ma da soli descrivono una piccola parte della parola Intelligenza.
"Troppi quesiti e "solo per 3 domande", facevo prima a fare il test!" - esclamerebbe, ora, il tuo cervello.
Esatto, ha appena trovato la scusa per non farsi tutte queste domande e...
... e la scusa era proprio nel testo...
... e chi ha scritto si è preoccupato bene di fornirtela.

Poi, certo, il farsi un viaggio fino a Cambridge, nel Massachusetts (USA), per verificare il test con il professore non è proprio una cosa da prendere in considerazione. Tempo, costo e tutto questo sbattimento per 3 domande?
Potrei continuare, ma credo che tu abbia capito il punto.
Verificare una informazione costa di più che prenderla per vera.
Ci fidiamo di quello che leggiamo quando ci vengono fornite le giustificazioni necessarie.

Comunque, facendo un minimo di controlli, avresti scoperto che il test è parte di una più ampia ricerca pubblicata nel 2005 dal professor Shane Frederick. Non l'aveva creato come test d'intelligenza ma per misurare il riflesso cognitivo delle persone. Lo scopo del test era avere una indicazione di massima su come e quanto il riflesso cognitivo influisca nelle capacità decisionale dei singoli individui.
Puoi approfondire l'argomento leggendo la sua ricerca Cognitive reflection and decision making (in inglese).

Il risultato della ricerca è stato il seguente: su 3428 intervistati, solo il 17% ha indovinato tutte e tre le risposte.
Se ne deduce che l’essere umano appare in generale istintivo, pochi riflettono veramente prima di scegliere.

Evolviamo il concetto.
Anche quello che chiamiamo istinto è una riflessione.
Una riflessione rapida, emotiva, immediata.
Una risposta automatica frutto di riflessioni precedenti.
Sono riflessioni passate applicate al problema di oggi.
L'istinto è frutto della tua esperienza.

Ti stai ritrovando? Prova a rispondere alla prima domanda del test...

  1. Una mazza e una palla costano complessivamente 1 euro e 10 centesimi.
    La mazza costa 1 euro in più della palla.
    Quanto costa la palla?

Hai provato a rispondere? Sì, bene. Scommetto che sei ansioso di sapere se le tua risposta sia giusta o no.
Forse sì, forse no. Non è questo il motivo del test. Quello che mi interessa è provare a farti mettere in discussione la prima risposta che da il tuo cervello. Di farti capire perchè e quando metterla in discussione.
In questa fase, è più utile capire perchè la prima risposta sia da scartare piuttosto che "perdere tempo" a cercarne una corretta.

Quando ho letto quella domanda, il mio cervello ha risposto immediatamente 10.
Ci ha messo 1 attimo.
Addirittura prima che finissi di leggere la domanda completa.
Ma come ha fatto?
Partendo "prevenuto", magari, ne avrei data una diversa, ignorando la prima.
Esatto ignorando la prima, infatti il cervello l'avrebbe fornita comunque.

Ora la domanda è: perchè io e te dovremmo aver dato la prima risposta uguale?
Semplice, abbiamo dato la "prima risposta" uguale perchè abbiamo avuto "esperienze di base" uguali. Entrambi abbiamo letto 1 euro e 10 centesimi e sappiamo che 1 euro e 10 centesimi meno 1 euro fa 10 centesimi. La nostra risposta emotiva si poggia su basi comuni di aritmetica elementare.
Ma il problema non è aritmetico.
Il problema è cognitivo. Ossia, essenzialmente, di comprensione del testo.
Quindi il problema era proprio capire la domanda.

"Ogni scelta si presenta come un problema quando non si ha precisa cognizione di essa".
Ora rileggi il testo della domanda.
Stavolta parti dal presupposto che la prima risposta che ti viene in mente è sbagliata (superando così il limite emotivo - istintivo).
Avrai una specie di "rifiuto", vorresti lasciar perdere, passare avanti.
Il tuo cervello sta facendo resistenza al voler pensare. Smuovilo.
Dividi il problema in parti più semplici.
Fai delle considerazioni sulle singole parti.
Piccole deduzioni, fino alla soluzione.
Per esempio:

  • Dai per certo che la prima risposta sia sbagliata.
  • Quindi la palla non può costare 10 centesimi.
  • La mazza costa 1 euro di più della palla.
  • Insieme costano 1 euro e 10.
  • Se la palla costasse 10 centesimi e la mazza 1 euro di più (quindi 1 euro e 10 centesimi), il totale sarebbe 1 euro e 20 centesimi.
  • Qui hai capito perchè la prima risposta di 10 centesimi è aritmeticamente sbagliata.
  • Se la palla costasse 9 centesimi, la mazza verrebbe 1 euro e 9 centesimi, totale 1 euro e 18 centesimi.
  • A questo punto arrivare alla soluzione che la palla costa 5 centesimi sarà solo questione di tempo e non di metodo.

Il tempo è la chiave di tutto.

Ora, secondo te, questa prima domanda può misurare il tuo QI (quoziente intellettivo)?
No. Non può in nessun modo farlo.
Può solo dimostrare se in questo momento sei disposto ad investire tempo cerebrale.
Oggi lo sei. Domani forse non lo sarai. Ma non è questo l'importante.
E' importante che tu decida consciamente quando "usare il cervello" e quando no.
E' importante che tu conosca i tuoi automatismi.
E' importante perchè gli altri potranno utilizzarli a loro vantaggio.

Raggirare un cervello cosciente è molto difficile.
Cercheranno sempre di farti dare risposte immediate facendo leva sulle tue emozioni e sulle esperienze comuni.
Prenditi il tuo tempo. Anche quando ti faranno credere di non averlo.

Cosa hai imparato fino ad ora?

  • Hai trovato alcuni tuoi attivatori su cui gli altri possono far leva.
  • Suoneranno come campanelli di allarme e...
  • capirai subito chi li sta sfruttando e in che modo.
  • Giudicherai il fine senza farti distrarre dal mezzo.

Praticamente ti ho appena reso immune ad ogni pubblicità che sfrutta queste tecniche per vendere un prodotto e ad ogni "fake news" (notizia falsa) che sfrutta la tua emotività per farti accettare o reagire ad una situazione.
Potrei continuare... ma il punto è, ancora una volta, un altro.

Da una qualsiasi domanda, attraverso un semplice ragionamento, capirai qualcosa di più di te stesso.
Impara a farti le domande giuste.
Impara a chiederti il perchè delle tue reazioni.
Capire le tue reazioni, ti aiuterà a capire i tuoi limiti.
Conoscere i tuoi limiti, ti aiuterà a superarli.
Questi sono i tuoi primi passi in un fantastico nuovo mondo, il tuo.

Ora prima di andare avanti, trova la soluzione deduttiva delle altre due domande. Sarà per te un ottimo esercizio mentale.

  1. (completa)
  2. Se 5 macchine impiegano 5 minuti per fare 5 pezzi, quanto tempo impiegano 100 macchine per fare 100 pezzi?
  3. In un lago ci sono delle ninfee e ogni giorno diventano il doppio rispetto al giorno precedente.
    Se impiegano 48 giorni per ricoprire l’intera superficie del lago, quanto impiegano per coprirne la metà?

  1. Una mazza e una palla costano complessivamente 1 euro e 10 centesimi.
    La mazza costa 1 euro in più della palla.
    Quanto costa la palla? 5 centesimi.
  2. Se 5 macchine impiegano 5 minuti per fare 5 pezzi, quanto tempo impiegano 100 macchine per fare 100 pezzi? 5 minuti (1 macchina impiega 5 minuti per fare 1 pezzo).
  3. In un lago ci sono delle ninfee e ogni giorno diventano il doppio rispetto al giorno precedente.
    Se impiegano 48 giorni per ricoprire l’intera superficie del lago, quanto impiegano per coprirne la metà? 47 giorni (Se ogni giorno raddoppiano di dimensione significa che il giorno precedente al 48esimo coprivano giusto giusto la metà del lago).

#2

Impara a riconoscere tutte le caratteristiche della situazione.

Analizza attentamente la situazione per comprendere ogni suo aspetto.
Aggirando i tuoi limiti percettivi scoprirai un numero di caratteristiche la cui gestione nella soluzione sarà di fondamentale importanza.

#3

Impara a sviluppare una strategia risolutiva.

Vinci la sfida con una sinergia di singole tattiche che vadano a risolvere ogni aspetto della situazione che stai affrontando.

Sviluppare questi concetti in modo che siano comprensibili ai più è una vera sfida.
Il linguaggio così come qualsiasi altra forma di comunicazione (la musica, le immagini, ...) si basa su esperienze comuni. Una parola che descrive un concetto potrebbe acquisire un significato diverso a secondo di chi la ascolta e del modo in cui la persona lo sta facendo.
Non esiste una soluzione semplice.
L'unica strada da percorrere è quella di ricercare attentamente i vocabili, continuando a farti domande, indagando il tuo io cosciente fino a raggiungere quello incosciente. A questo punto potrai iniziare a riprogrammare il tuo istinto in modo consapevole.

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